Psicomotricità educativo-preventiva: non solo capriole!

Arrivo e parcheggio l’auto. E adesso come faccio a portare tutto il materiale con me? È il mio primo pensiero quando mi trovo a pianificare le attività dei progetti di psicomotricità educativa e preventiva nelle scuole. Mi piace offrire ai bambini la possibilità di sperimentare con il proprio corpo situazioni nuove e divertenti. Ma il materiale che mi serve, è sempre molto… ingombrante! Chissà se oggi saranno curiosi di provare questo nuovo gioco!

Entro nei corridoi della scuola e, appena mi vedono (con il mio carico di borse che nascondono sorprese speciali), i bambini mi corrono incontro sorridenti. Vogliono mostrarmi giochi, raccontarmi esperienze, ma soprattutto sono preoccupati di capire una cosa. “Oggi tocca a noi a fare PSICO?”. Il loro entusiasmo mi fa sempre sorridere. So che la proposta della psicomotricità all’interno del programma didattico può fare la differenza per molti bambini.

Inizio a preparare il materiale per gli incontri: cuscini, stoffe, palle, cerchi, pouf, mattoni, fogli, pennarelli, plastilina, materassi, etc.

Chissà che giochi prenderanno forma oggi! Come mi stupiranno?

Il rituale d’inizio

L’importanza dei rituali, si sa, per i bambini è molto forte. Tra i corridoi canto alcune canzoncine che ci aiutano a mantenerci in fila, ad aspettarci. E se mi dimentico di cantare, ci pensano loro a ricordarmi la nostra routine “Marta, ma la canzone del treno???”.

Arrivati nel salone, dobbiamo prepararci! Qualcuno vuole mostrarmi i nuovi calzini antiscivolo, un’altra bambina mi fa vedere che sa togliersi le scarpe da sola, c’è chi invece prova con impegno ad indossare le calze. Ogni giorno crescono un po’ di più, questi bambini, e sono diversi dall’ultima volta che li ho incontrati! Sanno fare sempre qualcosa di più della volta precedente. Per riuscirci, a volte sbagliano. Le autonomie proviamo a sperimentarle così: in psicomotricità si può anche sbagliare!

Restano sempre stupiti, quando vedono che anche io indosso dei calzini antiscivolo come loro. Ma… perché? Perché io gioco con loro.

I rituali quindi danno sicurezza, fungono da “contenitore” e abbassano il livello di imprevedibilità che, nei bambini, può portare ad un’eccessiva agitazione.

Ormai però, la cosa che più li incuriosisce è scoprire cosa ho preparato come attività del giorno.

“Cos’hai preparato oggi?”

I bambini aspettano ascoltando con attenzione la proposta del giorno. So che per loro la psicomotricità è un momento così speciale, che spesso non raccontano a casa quello che succede durante gli incontri.

Di solito all’inizio propongo un’esperienza di gioco sensomotorio che permette di sperimentare sia gli schemi motori di base (correre, saltare, scivolare, rotolare, arrampicarsi, … ) che i sensi (tattile, propriocettivo, vestibolare, etc… ). Ogni gioco ha degli obiettivi precisi, strutturati in base all’età del gruppo, come quello di stimolare l’equilibrio, la coordinazione globale oppure la sequenzialità.

Ai bambini la proposta viene lanciata presentandola come il gioco “dei pesci”, “degli scoiattoli”, “dei supereroi”. In questo modo, riesco a dare spazio anche alla simbolizzazione tramite storie e racconti che ogni bambino personalizza e arricchisce con la propria creatività. Oppure guido l’incontro con una storia che racconto mentre giochiamo.

Dedico poi sempre un breve momento al rilassamento. Ai bambini piace quando facciamo finta che scenda la notte e che i personaggi abbiano bisogno di riposare. Si spegne la luce, si ascolta la propria pancia che si gonfia e si sgonfia. Con un po’ di magia, la polverina della calma li aiuta a “staccarsi” dal grande coinvolgimento motorio (funziona con la maggior parte di loro!).

C’è poi il momento del riordino che trasmette ai bambini il senso del rispetto del materiale, ma che fa loro capire che c’è un tempo per giocare e uno anche per aiutare. Non vedono l’ora di portarmi i cuscini per sentirsi dire “Grazie!”.

Possiamo adesso concentrarci su attività che stimolano la motricità fine (disegno, manipolazione di plastilina, giochi con la carta, etc…) o le competenze comunicativo-linguistiche (racconti, giochi logici e storie con i gesti).

Prima di tornare in classe, facciamo il saluto finale tutti insieme: non può mancare proprio nessuno!

Cosa osservo durante un incontro di psicomotricità

Una delle attività quotidiane principali per i bambini è il gioco. Esso costituisce una risorsa importante per la promozione di uno sviluppo sano ed equilibrato. Rappresenta anche un criterio attraverso cui è possibile osservare la maturazione di un bambino.

Osservo come i bambini si orientano nello spazio, come lo occupano e come lo manipolano a seconda del loro bisogno. C’è chi preferisce stare in periferia, chi al centro, chi lo esplora tutto. Chi lascia entrare gli altri nel proprio spazio, chi invece predilige uno spazio “esclusivo”.

Il gioco mi permette di pensare anche al tempo dei bambini. Ci sono quelli che amano muoversi veloci, altri che fanno con più calma. Alcuni cambiano gioco e idea facilmente, altri mantengono la “trama” del loro gioco dall’inizio alla fine. È possibile osservare le competenze attentive. Alcuni bambini fanno fatica ad aspettare, quindi dobbiamo trovare delle strategie per “allenare” l’attesa. In altri casi, ci sono bambini che sul piano esecutivo sono lenti, allora cerchiamo di attivare le risorse in modo adeguato.

Ogni bambino esplora ed utilizza il materiale proposto in modo personale, a volte anche imitando gli altri. Da qui nasce l’apprendimento di modalità diverse di utilizzo di oggetti. Spesso osservo negli asili nido che i bambini più “intraprendenti”, quando si avvicinano al materiale proposto, danno una specie di “imprinting” ai bambini più “osservatori”, che hanno bisogno di più tempo per interagire. Da questa prima imitazione, poi ogni bambino mette in gioco modalità personali di esplorazione.

Ovviamente il corpo, il movimento e l’azione costituiscono un presupposto importante per la psicomotricità: le attività sensorimotorie fanno da collante per osservare tutte le altre competenze. Si possono osservare quindi le abilità relative alla motricità grossolana (passaggi posturali, coordinazione, equilibrio, imitazione di posture) e della motricità fine (prassie, coordinazione oculo-manuale, motricità fine) e di programmazione motoria.

Il valore aggiunto della psicomotricità

Ci sono molte attività che possono stimolare le abilità motorie e di coordinazione, ma la psicomotricità non è solo questo. Essa infatti considera la persona nella globalità, come un corpo che si fa portavoce anche di significati ed emozioni.

Le proposte che strutturo per i bambini mi permettono di rilevare anche le loro modalità comunicative e relazionali. Questo è un elemento molto importante, perché i bambini si trovano a condividere giochi, spazi e tempi: quindi ci si deve accordare.

Conosco molti bambini che non hanno ancora sviluppato un linguaggio completo, ma comunicano molto con i gesti e con l’espressione del viso. In questi casi la psicomotricità aiuta molto, perché le richieste che vengono fatte ai bambini sono principalmente non verbali: si bypassa quindi la sola comunicazione verbale.

La psicomotricità infatti favorisce l’inclusione di bambini che presentano disabilità, disturbi del neurosviluppo, difficoltà di linguaggio, della coordinazione motoria o che sono di madrelingua straniera.
Alcuni bambini riescono a condividere il gioco in piccoli gruppi, altri preferiscono esplorare da soli o ricercano l’aiuto dell’adulto. A volte può essere importante rilevare se un bambino riesce ad esprimere i suoi bisogni o se invece questi rimangono inespressi o espressi con modalità aggressive o di evitamento.

Attraverso il corpo e il gioco, i bambini esprimono anche le loro emozioni. All’interno dell’incontro di psicomotricità educativa spesso proviamo la gioia, la felicità, ma anche la rabbia, la noia, la frustrazione. È consentito provare tutte le emozioni! L’importante è piano piano imparare a viverle, comunicarle e gestirle. Per questo a volte predispongo uno spazio per ogni emozione, nel quale i bambini possono entrare se hanno bisogno di viverle e gestirle.

Quali sono i vantaggi dei progetti di psicomotricità educativa?

La proposta di dedicare spazio alla Psicomotricità all’interno degli asili nido e delle scuole (infanzia e primaria) nasce dalla consapevolezza che il corpo è il nucleo dell’organizzazione psichica e sociale della persona.

L’ottica psicomotoria si pone l’obiettivo di integrare la persona equilibrando le competenze che già possiede e sostenendo quelle potenziali. In questo modo si favorisce l’iniziativa personale, la curiosità, la sperimentazione e la costruzione di relazioni motivanti con i pari e con l’adulto. È importante perché si propone come un “contenitore semi-strutturato” che consente al bambino di sviluppare capacità di autocontrollo, autoregolazione e autonomia.

I percorsi di psicomotricità educativa e preventiva, tramite l’espressione corporea e la simbolizzazione, sostengono la personalità dei singoli bambini all’interno del gruppo.

Quello che caratterizza la psicomotricità è l’ambiente non competitivo e rispettoso dei tempi evolutivi di ognuno. I questo modo si apre la possibilità ad ogni bambino di sperimentare serenamente le proprie potenzialità, i propri limiti e paure, rinforzando così un’immagine di sé positiva, importante nella costruzione della propria identità.

Ci sono vantaggi solo per i bambini?

Ovviamente no! Chi beneficia dell’attivazione di un progetto di psicomotricità educativo-preventiva sono anche gli insegnanti.

Infatti, la possibilità di partecipare agli incontri è uno strumento prezioso per almeno due motivi. Prima di tutto, permette di osservare i propri alunni in un contesto diverso da quello della classe, ma con il privilegio di conoscere il bambino in modo più completo. In secondo luogo perché il confronto con un professionista esterno e obiettivo consente di guardare in modo più accurato ogni bambino.

Molte insegnanti mi chiedono un confronto sulle strategie da mettere in pratica con alcuni bambini che sembrano in difficoltà.

Inoltre, il fatto di vedere i bambini con “occhiali diversi” permette di considerarli in ottica globale, slegata dagli apprendimenti, dai compiti e dalle abilità puramente “didattiche”, che sono comunque importanti e si integrano perfettamente con la proposta della psicomotricità.

A volte sono le insegnanti stesse che mi chiedono di lavorare su alcuni obiettivi come ad esempio il rispetto dei turni, delle regole, sull’impugnatura dello strumento grafico o sull’emotività.

Vorrei che mio figlio partecipasse ad un corso di psicomotricità, ma…

Se nella scuola che frequenta tuo figlio non è previsto un corso di psicomotricità educativo-preventiva, ti puoi informare presso il comitato genitori se e come è possibile farne partire uno. Magari ci sono altri genitori, che, come te, sono interessati! Prova a contattare anche gli/le insegnanti, molto spesso sono loro che si fanno promotori di nuovi progetti e attività. A volte questo tipo di proposte vengono condotte anche come attività extracurricolari.

Oppure puoi accedere ai corsi di psicomotricità educativa e preventiva che Centro Archè propone nella sua sede. La dimensione di piccolo gruppo a volte aiuta i bambini a sentirsi più “accolti” e permette di conoscere anche bambini al di fuori della propria sezione.

Sei in dubbio perché non sai se il gruppo può essere la risorsa migliore per tuo figlio? Contattaci! Il primo incontro conoscitivo è sempre gratuito. Potremo capire insieme quale proposta è più adatta per voi.

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