L’importanza di porsi degli obiettivi: quo vado?

Ho scelto un titolo effettivamente un po’ particolare per questo articolo. Checco Zalone mi perdonerà se prendo spunto da un suo film.

“Quo vado?” in latino significa “Dove vado?” e l’ho scelto proprio perché trovo che questa sia una domanda fondamentale da porsi continuamente nel proprio percorso di crescita personale, qualsiasi esso sia.

Anzi, ritengo che sia la domanda principale da porsi!

Dove voglio andare?

Qual è il mio obiettivo?

Cosa voglio raggiungere?

Avete presente il libro di “Alice nel Paese delle Meraviglie”?

Nell’incontro con lo Stregatto, mentre il gatto sta per scomparire, Alice gli dice: “Aspetti, aspetti un momento, volevo solo chiedere che strada devo prendere!”. E lo Stregatto le risponde, secondo me, magistralmente: “Tutto dipende da dove vuoi andare!”

Molto spesso, quando ci troviamo in una situazione difficile o in un periodo di cambiamento, il nostro atteggiamento diventa come quello di Alice. Invece di fermarci a chiederci davvero cosa vogliamo e pensare a come muoverci attivamente in quella direzione, preferiamo chiedere a qualcun altro cosa fare.

Se la risposta non ci soddisfa ci arrabbiamo, ci lamentiamo, ci disperiamo persi in un limbo dove la domanda che ci ripetiamo più spesso è “Perché?”.

Perchè non mi aiuti?

Perchè non mi dai una soluzione?

Perchè non fai come vorrei?

Perchè capitano tutte a me?

Durante questi anni da facilitatrice del Gioco della Trasformazione ho imparato a dare il giusto valore ad ognuna delle sue fasi. Trovo però che quella iniziale, ossia la formulazione dei propositi, sia quella fondamentale, senza la quale il Gioco non ha senso. È lì che scaturisce il cambiamento vero, è lì che il partecipante si stacca dall’atteggiamento di chi si lamenta e vive con dolore una situazione che non vuole e inizia davvero a focalizzarsi su ciò che desidera, a immaginare una realtà trasformata a domandarsi dove vuole andare e come vuole stare.

In quelle intenzioni c’è già la spinta a fare un passo in là per spiare quale prospettiva possa esserci oltre la realtà che già si conosce, per darsi la possibilità di scalare la cima e scoprire cosa ci sia dall’altra parte.

Se non hai un obiettivo, qualcuno lo troverà per te

Per quanto le persone cerchino di aiutarci o proporci delle soluzioni nei momenti di confusione e difficoltà, noi pensiamo che queste non siano mai quelle giuste.

Lo Stregatto ha ragione quando risponde ad Alice: ”Se non ha importanza dove vuoi andare, allora importa poco che strada prendi!”

Una delle reazioni principali alla mancanza di obiettivi chiari è quella di rimanere dove si è, nonostante sia doloroso, nonostante sia frustrante e avvilente. D’altronde ci hanno insegnato fin da piccoli che quando ci perdiamo, bisogna rimanere fermi e aspettare qualcun’altro che ci trovi.

Ma in questo modo, il rischio più grande è quello di ritrovarsi a seguire una strada che non è la nostra.

Ammettiamolo, è più facile, in un momento particolarmente delicato, dare la responsabilità a qualcun’altro, ma quando lo facciamo c’è quasi sempre qualcuno pronto a offrirci un obiettivo suo, con intenzioni più o meno buone.

Avere una motivazione estrinseca, con obiettivi dettati da persone esterne, ci condanna solo alla continua ricerca di ricompense da parte di altri e di solito non ci fornisce uno stimolo forte al punto tale da agire (per scoprire come funziona la motivazione leggi Motivazione: la giusta spinta verso la meta).

La chiave del cambiamento invece sta nel trovare la motivazione dentro di noi, scegliendo obiettivi che ci appartengono, che ci stimolino fino a permetterci di trovare il coraggio di usare le nostre risorse e prenderci la responsabilità di come vogliamo vivere.

L’intenzione: l’orientamento della coscienza verso l’azione

Esistono vari termini per descrivere ciò che vogliamo: sogno, desiderio, volontà, intenzione o proposito.

Questi termini però non sono esattamente sinonimi, alcuni racchiudono delle valenze specifiche.

Nel seminario del Gioco della Trasformazione  la parola che usiamo è intenzione.

Il perché è insito nella parola stessa: intenzione significa etimologicamente “tendere a”, e rappresenta il movimento di orientarsi verso un’azione concreta, rivolgere la propria volontà verso un fine. La parola comprende già un movimento verso qualcosa.

Nel momento in cui il partecipante al Gioco pone il suo obiettivo, scrivendo una frase che inizia con le parole “Io intendo…”, in qualche modo si prende un impegno, decide di iniziare un percorso che lo porta a percepirsi differente, libero da quelle situazioni, relazioni e abitudini scomode e libero di intraprendere una nuova rotta e muoversi in quella direzione.

Adesso potreste farvi questa domanda: “Basta scrivere una frase per dirigerci dove vogliamo?” Ovviamente no! Forse non lo è. Ma di solito il primo passo verso il cambiamento è quello più difficile. E quel primo passo è quello che l’intenzione permette di fare con slancio.

Nel seminario Il Gioco della Trasformazione il facilitatore accompagna il partecipante e lo sostiene in alcuni passi di cambiamento personale, attraverso l’esperienza stessa del Gioco.

Il partecipante che ha chiari i suoi propositi è come il capitano di una nave che ha accettato il suo ruolo e ha salde le mani sul timone, decide la rotta e naviga verso la meta.

Il facilitatore è come quel componente della ciurma che sta in alto sull’albero maestro e tiene in mano il binocolo. Il suo compito non è pilotare, ma è quello di guardare verso la meta che il capitano vuole raggiungere da una prospettiva diversa e, appunto, facilitare per lui il viaggio in mare. La sua posizione gli permette di vedere il percorso, di evitare inutili pericoli, di non uscire dalla rotta, di incitare ed esultare quanto più la meta si avvicina.

Perchè nel momento in cui vedo e riesco a immaginare quella realtà trasformata dove vorrei essere scatta quell’eterno dilemma che è “mi lancio o non mi lancio?”. Perchè per quanto una situazione sia dolorosa è anche la sola che conosco, e prendersi delle responsabilità comporta dei rischi. In quella situazione avere il sostegno di qualcuno che guida e accompagna è ciò che può fare la differenza.

Credo che questo sia il valore aggiunto del corso Gioco della Trasformazione: quello di creare uno spazio in cui ciascuno possa essere fiducioso nel poter essere artefice e “timoniere” della propria vita. Un luogo in cui essere sostenuto nei primi passi verso un cambiamento reale per sentirsi attore della propria vita, efficace, responsabile e realizzato.

In fondo qualcuno ha detto “Iniziare un nuovo cammino spaventa, ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di quanto era pericoloso rimanere fermi.”

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