Difficoltà di Linguaggio: scopriamo cosa sono con Alessandra, la nostra logopedista

Oggi abbiamo intervistato Alessandra, la logopedista che segue i bambini con Difficoltà di Linguaggio! La sua intervista ci permette di capire meglio questo tipo di difficoltà per la quale è stato attivato il nuovo servizio di logopedia. Vai Alessandra, benvenuta nella squadra!

Alessandra, che cosa vuol dire Difficoltà di Linguaggio?

I bambini che hanno una Difficoltà di Linguaggio presentano un insieme eterogeneo di situazioni caratterizzate da difficoltà che possono interessare una o più aree come ad esempio:

  • l’ambito fonetico-fonologico (insieme dei suoni e la loro combinazione in parole),
  • l’area morfo-sintattica (costruzione della frase),
  • l’ambito lessicale-semantico (conoscenza del vocabolario),
  • l’area narrativa (la costruzione di un linguaggio coerente e coeso).

Queste difficoltà possono essere presenti sia nella comprensione del linguaggio che nella sua produzione. Le difficoltà si presentano in bambini che non hanno difficoltà neurosensoriali, motorie, affettive, carenze socio-ambientali e hanno un quoziente intellettivo nella norma.

La difficoltà può evolvere in un vero e proprio Disturbo del Linguaggio o in un Disturbo Fonetico-Fonologico se si trascura e non si interviene per tempo.

Quali sono le caratteristiche dei bambini con Disturbo del Linguaggio?

Quando intraprendo un percorso logopedico riscontro spesso difficoltà livello fonetico-fonologico, dove osservo la mancanza o la distorsione di alcuni suoni nella produzione del bambino. Poi noto che a livello morfo-sintattico mancano alcuni elementi necessari per una costruzione della frase corretta dal punto di vista grammaticale:non ci sono gli articoli, non c’è accordo tra nome e aggettivo, o tra articolo e nome, etc…
Talvolta, i bambini che presentano difficoltà nella produzione della frase tendono a prediligere il gesto per facilitare la comprensione all’interlocutore. Per questi motivi ritengo che si molto importante individuare precocemente le difficoltà e intervenire con un trattamento tempestivo al fine di garantire a questi bambini il raggiungimento di un’adeguata competenza linguistica.

Cosa fai quando incontri famiglie e bambini con Disturbo del Linguaggio?

Per prima cosa faccio un bilancio delle competenze linguistiche del bambino. Ricordo sempre a genitori e insegnanti che, in caso di dubbi, è meglio rivolgersi ad un professionista il prima possibile: solo in questo modo si può iniziare il giusto percorso senza perdere tempo.

Dopo aver fatto ciò mi preoccupo di inquadrare al meglio sia le difficoltà presenti nel linguaggio del bambino che i suoi punti di forza. Fatto questo spiego ai genitori la situazione, perché ritengo fondamentale il loro contributo a livello di percorso: per me sono un’ottima risorsa! Le possibilità a questo punto sono varie: ad esempio può essere utile fare una consulenza periodica ai genitori e alle insegnanti per fornire delle strategie adeguate a stimolare lo sviluppo comunicativo-linguistico in riferimento alle difficoltà emerse. Oppure può essere proposto un trattamento individuale continuativo o ciclico per lavorare su obiettivi specifici.

Negli incontri che preparo per i bambini, organizzo delle attività ludiche strutturate con precisi obiettivi, affinché il bambino possa imparare divertendosi. Inoltre, ritengo molto importante anche il lavoro a casa: lo concordo con i genitori per aiutare il bambino a generalizzare in altri contesti le nuove abilità acquisite.

Perché hai scelto e cosa ti piace di questo tuo ambito di lavoro?

Ci sono tanti motivi per cui ho scelto di specializzarmi nel lavoro con questa fascia d’età!
Quando mi trovo a tu per tu con i bambini, spesso mi capita di “dimenticarmi di essere a lavoro”. Infatti riescono sempre a coinvolgermi con le loro emozioni, con la loro fantasia e la loro felicità. Mi stupisco sempre del loro modo unico e gioioso di affrontare le cose.

In secondo luogo, fin da piccola sognavo di poter svolgere una professione che potesse aiutare gli altri. Il mio desiderio è quello di “lasciare” qualcosa agli altri alla fine della mia giornata di lavoro. Spesso mi accorgo però che, in questo lavoro, è più prezioso quello che mi porto a casa io, di quello che offro.
I bambini dentro di loro hanno un mondo infinito da esprimere e se non hanno gli strumenti per comunicarlo agli altri, rischiano di trovarsi ad affrontare situazioni che possono metterli in difficoltà o a disagio.

Cosa ritieni fondamentale nel tuo personale modo di lavorare?

È per me fondamentale sviluppare continuamente le competenze, ampliando ciò che ho imparato negli anni della formazione. Ciò mi permette di crescere come professionista e di strutturare al meglio le mie conoscenze per offrire un percorso di qualità ai bambini e alle famiglie che incontro.

Nel mio lavoro è poi fondamentale essere flessibili nella proposta delle attività, nei tempi e nelle modalità di interazione, perché ogni bambino è unico e possiede risorse e strategie diverse che devono essere sfruttate al meglio!

La capacità di osservazione, secondo me, va sempre affinata. Oltre ai punteggi che posso ottenere dai test che somministro, cerco sempre di cogliere il bambino nella sua globalità, quindi osservo tutto il suo modo di comunicare e di interagire con l’interlocutore cercando di cogliere gli aspetti che il punteggio di un test non può darmi e adatto quindi al meglio l’intervento. Tengo sempre a mente i punti di forza del bambino e tutte le sue potenzialità che mi permetteranno poi di aiutarlo a raggiungere insieme gli obiettivi.

Infine non può mancare la passione per questo lavoro. È la risorsa più grande che metto in atto ogni giorno, perché secondo me se c’è passione nel lavoro che si fa si mette in atto fin da subito un cambiamento nella qualità di vita del bambino!

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